25 luglio 2009

SANJAY LEELA BHANSALI

Ho pensato a lungo a come presentare questo straordinario regista, ai suoi meriti oggettivi, ai motivi che ne fanno un grande del cinema indiano.
Sanjay Leela Bhansali è nato il 24 febbraio 1965 a Mumbai. A 44 anni ha diretto 5 film, che hanno collezionato una valanga di premi: due prestigiosi National Film Awards, otto Filmfare Awards, sei Zee Cine Awards, sei Star Screen Awards, cinque IIFA Awards, quattro Bollywood Cine Awards e uno Stardust Award.
Le ragioni del suo successo non mancano.
Bhansali ha iniziato la sua carriera come assistente di Vidhu Vinod Chopra (Parinda, Mission Kashmir) ma presto si è reso indipendente dirigendo il suo primo film, Khamoshi: The Musical. Questo esordio non è un successo di pubblico ma ottiene il plauso della critica e, in esso, si intuiscono le potenzialità di Bhansali. Potenzialità che si esprimeranno pienamente nei suoi lavori successivi e che ne faranno il regista che è oggi. Bhansali si distingue, nel panorama del cinema indiano, anzi mondiale, per la raffinatezza delle sue immagini, la cura dei dettagli, la grandiosità e la ricchezza dei colori. Non c’è niente di casuale nelle sue inquadrature, ogni cono di luce, ogni passo di danza sono studiati perché un gesto diventi Arte. Bhansali mostra una fiducia totale nella forza della bellezza e confeziona pellicole la cui potenza visiva è universalmente riconosciuta. L’impatto estetico dei suoi film è impossibile da ignorare. Sanjay Leela Bhansali possiede sia i mezzi, le capacità tecniche, che l’idea, il genio. E’ un perfezionista ed un esteta, ma non solo. E’ un uomo che crede profondamente nel Cinema, la settima arte, e ad esso affida il suo messaggio.
Ci sono tante ragioni oggettive per apprezzare Sanjay Leela Bhansali, almeno quanti sono i meriti dei suoi film, ma nei suoi lavori c’è qualcosa che va al di là della maestria tecnica. Qualcosa di più difficile da spiegare perché ha una base irrazionale. Davanti alle sue opere si rimane ammaliati, sedotti, indifesi, commossi, conquistati per sempre da una bellezza che colma gli occhi e si insinua sotto la pelle ed ancora più profondamente.
Tutta quella bellezza, la perfezione di un padre sordo che danza con sua figlia, di una ragazza che corre verso un cancello che sta per essere chiuso, di un signore anziano accanto ad una giovane donna sotto una nevicata improvvisa, di due innamorati su un ponte sull’acqua, tutta quella bellezza è una promessa.

FILMOGRAFIA:

KHAMOSHI: THE MUSICAL


Del 1996, è la storia di una ragazza, Annie, interpretata da Manisha Koirala (Dil Se), i cui genitori sono entrambi sordomuti. Annie è costretta, a causa della menomazione del padre e della madre, ad assumersi le responsabilità di un’adulta rinunciando, inizialmente, a parte della propria infanzia e poi alla propria indipendenza, fino all’incontro con Raj (Salman Khan). Raj si innamorerà di lei cambiandole la vita. I genitori di Annie sono interpretati dalla brava Seema Biswas (Bhoot, Water) e dal grandissimo, da non perdere, Nana Patekar (Parinda, Shakti-The Power).
I soliti detrattori hanno insinuato che il regista si sia ispirato (abbia copiato) ad una pellicola tedesca, Jenseits der Stille (Al di là del silenzio), che è stata candidata agli Oscar nella sezione Miglior Film in Lingua Straniera e che tratta effettivamente del medesimo tema, ma che è stata distribuita anch’essa nel 1996.
Il mio giudizio: *** 3/5

HUM DIL DE CHUKE SANAM

Del 1999, è tratto dal romanzo Na Hanyate di Maitrevi Devi, pubblicato anche in Italia da Edizioni Biografiche con il titolo: Na hanyate. Ciò che non muore mai.
E’ ambientato nel Gujarat, nella regione del Thar Desert, un’area desertica che si estende a nord-ovest dell’India. Narra la storia d’amore tra un promettente studente di musica, Sameer (Salman Khan), e la figlia del suo maestro, Nandini (Aishwarya Rai). Amore contrastato dai genitori di Nandini che hanno già scelto per lei, come marito, Vanraj (Ajay Devgan). Il film, apprezzato da critica e pubblico, anche overseas, si è aggiudicato diversi premi. A parte il primo tempo, in cui si riconosce la mano di Bhansali, con un inizio omaggio alla splendida Aishwarya nella canzone Man Mohini, e con la notevole colonna sonora, che è valsa a Ismail Darbar il premio Best Music Direction ai National Film Awards del 2000, il film decisamente non è all’altezza di altri lavori. Noioso, antiquato nel tema e retorico nello sviluppo, persino poco curato soprattutto nel secondo tempo (difficile credere che la storia si svolga in Italia quando le riprese sono avvenute a Budapest), Hum Dil De Chuke Sanam sembra quasi un incidente di percorso.
Da vedere, in ogni caso, il numero di danza Nimbooda: chiunque, grandi e piccini, a Mumbai e non solo, saprà intonarvi ed accennare qualche passo di questa famosissima canzone.
Il mio giudizio: ** 2/5

DEVDAS

Devdas è un classico della letteratura indiana. Scritto nel 1901 da Sharat Chandra Chattopadhyay, narra le vicende di Devdas, figlio di una ricca famiglia di bramini, e di Paro, di casta più modesta: vicini di casa, amici d’infanzia, teneri ed appassionati innamorati. Devdas ha subito molti adattamenti cinematografici, tra cui uno, apprezzatissimo, del 1955, interpretato da Dilip Kumar. Quando uscì la versione di Sanjay Leela Bhansali si trattò del film più costoso, fino a quel momento, della storia del cinema indiano. Presentato al Festival del Cinema di Cannes nel 2002, oltre ad aver vinto numerosissimi premi, ha rappresentato l’India agli Oscar losangelini, ed ha ottenuto un grande successo di pubblico. Dipinto nei toni caldi del rosso, Devdas di Bhansali è un capolavoro. Eccezionale nella realizzazione, ogni fotogramma di questo film clamoroso è un’opera d’arte. Appassionato, malinconico, sensibile, straziante, la bellezza di questo Devdas lascia senza parole ed è impossibile da descrivere. Lo sviluppo della storia è perfetto, le interpretazioni dei tre protagonisti Shahrukh Khan, Aishwarya Rai e Madhuri Dixit sono magistrali.
Shahrukh Khan è Devdas, Aishwarya Rai è Paro, Madhuri Dixit è Chandramukhi: nessuno potrà più immaginare i volti di questi tre personaggi diversi da quelli dei tre magnifici attori che li hanno impersonati per Bhansali.
Notevole la colonna sonora: da Bairi Piya a Maar Dala e Dola Re Dola, per citare solo alcune delle celeberrime canzoni in cui la bravura di Aishwarya Rai e Madhuri Dixit è esaltata a livelli altissimi.
DA VEDERE e rivedere, rivedere, rivedere e rivedere.
Il mio giudizio: ***** 5/5

BLACK

Del 2005, Black è ispirato a The Miracle Worker (Anna dei Miracoli), un film del 1962 di Arthur Penn, adattamento cinematografico dell’autobiografia del 1903 di Hellen Keller, The Story of my life. In The Miracle Worker si racconta di una bambina sordomuta e cieca dalla nascita, chiusa in un isolamento obbligato, che ritorna alla vita grazie all’intervento di un'insegnante, illuminata e caparbia, che trova la chiave d’accesso al mondo della piccola. Bhansali riprende la stessa storia ma da un punto di vista diverso: Michelle McNally, Rani Mukerji (Hum Tum, Laaga Chunari Mein Daag) in un’indimenticabile prova d'attrice, è adulta e il suo ex insegnante, un uomo, Debraj Sahai, interpretato da Amitabh Bachchan (tutti in piedi, per favore), è invecchiato e soffre di Alzheimer. La loro relazione è raccontata in un alternarsi di scene al presente e flashback.
Black, oltre agli altri numerosi premi, ha vinto il Best Feature Film in Hindi Award alla cinquantatreesima edizione dei National Film Awards, e si è aggiudicato undici Filmfare Awards battendo il record precedente di dieci, ottenuto da Devdas e da Dilwale Dulhania Le Jayenge. Il Time Magazine ha inserito Black nella lista dei 10 migliori film del 2005.
Black, il cui colore è ovviamente l'assenza di luce, il nero e il grigio, è un'altra pellicola eccezionale, piena di piccole scene che sono delle perle, pura poesia in immagine. Tutto il cast, tecnico ed artistico, è da applausi. Ayesha Kapur, la piccola Michelle, è impressionante, Dhritiman Chaterji, Shernaz Patel e Nandana Sen, i genitori e la sorella di Michelle, sono bravissimi. Amitabh Bachchan immenso.
DA VEDERE e rivedere, rivedere, rivedere e rivedere.
Il mio giudizio: ***** 5/5

SAAWARIYA

Del 2007, Saawariya è il più controverso dei film di Bhansali e quello che ha avuto meno successo. E' considerato praticamente un flop, noioso, artificioso e poco coinvolgente. Si sono salvati dalle critiche solo i due protagonisti al loro esordio: Ranbir Kapoor, figlio di Rishi Kapoor e Neetu Singh (scusate se è poco) e la splendida Sonam Kapoor, figlia di Anil Kapoor (tanto per non essere da meno).
Saawariya è ispirato a Le Notti Bianche di Fedor Dostoevskij ed è per me il film più maturo del grande regista. La storia prende vita di notte, nei vicoli di una città sull'acqua. Le scenografie si tingono di blu. Le pagine del libro diventano immagini. Sanjay Leela Bhansali sa rappresentare uno stato d'animo, la fuggevolezza di un pensiero, gesti che di giorno sono inconsistenti ma di notte diventano ossessione. Restituisce Dostoevskij come nessuno avrebbe mai potuto immaginare, dando forma ad una riflessione, catturando sulla pellicola un'idea.
Ottime le partecipazioni di Rani Mukerji e Salman Khan. Una menzione speciale per l'irresistibile Zohra Segal (Neecha Nagar, The Courtesans of Bombay). Belle le musiche la cui direzione è affidata a Mothy Sharma e allo stesso Sanjay Leela Bhansali. Coprodotto dalla Sony Picture Entertainment, il dvd di Saawariya è disponibile anche in Italia, in lingua originale con i sottotitoli in italiano.
DA VEDERE.
il mio giudizio: ***** 5/5

Nel 2010 Guzaarish è un passo falso per Bhansali
Ecco la mia recensione qui.

Nel 2013 esce Goliyon Ki Raasleela Ram-Leela, rivisitazione del Maestro di Romeo e Giulietta, interpretato da Ranveer Singh e Deepika Padukone, che non convince fino in fondo.

Nel 2015 esce Bajirao Mastani, meraviglioso film con Deepika Padukone, Priyanka Chopra e Ranveer Singh, che narra le vicende di Bajirao I,  in cui Sanjay Leela Bhansali torna allo splendore delle sue migliori pellicole.

CURIOSITA'

- Sanjay Leela Bhansali ha dedicato tutti i suoi film al padre deceduto.

- Nel 2008, al Festival del Cinema dei Due Mondi di Spoleto è stata presentata una retrospettiva dedicata al grande regista. Sanjay Leela Bhansali è intervenuto all'evento. (Qui l'area del sito del Festival dedicata a Bhansali).

- L'ultimo film  di Sanjay Leela Bhansali è Guzaarish, con Hrithik Roshan e Aishwarya Rai.

Il sito ufficiale di Sanjay Leela Bhansali

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