02 ottobre 2009

ASHUTOSH GOWARIKER: LIVE CHAT


Martedì scorso il sito di Bollywood Hungama ha organizzato una chat con il regista di What's Your Raashee?, Ashutosh Gowariker, noto per film di grande successo come Lagaan e Jodhaa Akbar. I team di Cinema Hindi e di Hindi Cinema Blog sono riusciti a porre qualche domanda. Ecco quello che uno dei più famosi registi indiani ha risposto:


- Com'è stato lavorare (e cantare) alla colonna sonora di What's Your Raashee? con Sohail Sen?
Ashutosh Gowariker: Lavorare con Sohail è stato meraviglioso. La sua conoscenza dei vari generi musicali, inclusi il folk, la musica classica indiana, occidentale e la world music, ha contribuito ad ideare la ricca colonna sonora del film. Sohail ha, inoltre, composto diversi temi che caratterizzano ciascun segno zodiacale! Spero che le canzoni vi piacciano...

- Priyanka Chopra è il primo attore, probabilmente del mondo, che interpreta dodici differenti ruoli in un unico film. Si tratta di una sfida impegnativa. Che cosa le ha fatto scegliere Priyanka?
Ashutosh Gowariker: Ho scelto lei semplicemente perchè è un'attrice favolosa. L'avevo già notata nel film Hero, e poi in Aitraaz dove interpretava un ruolo negativo. Ho creduto che avrebbe regalato differenti sfumature ad ogni diverso segno zodiacale come, meravigliosamente, ha fatto. Adoro la sua interpretazione. Spero che siate d'accordo con me!

- Prima di What's Your Raashee? i suoi film hanno trattato temi importanti come la lotta per la sopravvivenza (Lagaan), la discriminazione tra caste (Swades), la tolleranza religiosa (Jodhaa Akbar). Che cosa le ha fatto decidere di dirigere una commedia romantica?
Ashutosh Gowariker: Volevo girare un film spensierato. Ho scelto il genere della commedia romantica perchè non l'avevo mai affrontato prima. Ed anche per la bella storia di Madhu Rye. E volevo approfondire i diversi segni zodiacali.

Presto sarà disponibile sul sito di Bollywood Hungama la chat completa.

TESTO ORIGINALE

23 settembre 2009

GURU DUTT


Vasanth Kumar Shivashankar Padukone, meglio conosciuto con il nome d'arte Guru Dutt, nacque a Bangalore il 9 luglio del 1925, e seguendo la sua famiglia in continui traslochi da una città all'altra, visse a Madras, Ahmedabad e Calcutta prima di trasferirsi definitivamente a Bombay.

A quindici anni, durante la sua permanenza in Bengala, iniziò a coltivare la passione per la danza e fece di tutto per inserirsi nel mondo del cinema, inizialmente come coreografo, per poi tentare la fortuna come assistente regista e come attore in ruoli secondari. Collaborando con la Prabhat Film Company conobbe l'attore Dev Anand, con il quale instaurò subito un rapporto di amicizia e di reciproca fiducia che gli aprì le porte per la prima avventura cinematografica. Dev, che era già una star, si incaricò di lanciare l'amico, e accettò anche di essere protagonista del suo debutto dietro la macchina da presa, nel film Baazi (1951), seguito da Jaal (1952).
Grazie a rapidi successi Guru Dutt raccolse abbastanza fondi per poter aprire una sua casa di produzione, e si sposò con Geeta Roy, famosa playback singer che aveva interpretato i brani di Baazi e che fu la voce principale delle sue successive colonne sonore.
Nel 1953 volle diventare anche protagonista dei suoi film, ed iniziò a recitare in Baaz, Aar Paar, ma soprattutto nel romantico e scanzonato Mr. & Mrs. 55, autentica super-hit che incendiò il botteghino ottenendo anche vigorosi applausi dalla critica. 

La squisita tecnica narrativa, l'eccellente qualità visiva, la cura nella scelta della colonna sonora, la dose di mistero, filosofia, ambiguità nei suoi personaggi, inquadrarono subito Guru Dutt come un nuovo fuoriclasse da accostare ai nomi di Raj Kapoor, Bimal Roy e Mehboob Khan nell'olimpo dell'epoca d'oro del cinema indiano. Scoprì nuovi talenti come Jhonny Walker (attore che aggiunse un tocco di commedia anche ai suoi film più drammatici e struggenti), il regista e sceneggiatore Abrar Alvi, la brava e bellissima Waheeda Rehman alla quale fu legato sentimentalmente per anni in una burrascosa relazione extra-coniugale.

Seguendo un percorso in vorticosa ascesa, nel 1957 pensò al suo progetto più complesso e profondo, Pyaasa, capolavoro assoluto, probabilmente uno dei film migliori che siano mai stati girati dentro e fuori i confini del sub-continente. Da questo momento non si parlò più solo di talento ma di genio, l'eccellenza non è quantificabile in parole o numeri. Pyaasa non può classificarsi solo come film: imbevuto di tormento e poesia, nasce già come un classico, un annunciato biglietto per l'immortalità. Al suo fianco, Waheeda Rehman in un ruolo leggendario, e una superba e altera Mala Sinha, forse detentrice del personaggio più scomodo e difficile (oltre che più sottovalutato).
Il suo successivo gioiello, Kaagaz Ke Phool, è un altro capolavoro la cui intoccabile perfezione disorienta. Ricco di riferimenti autobiografici, nacque per essere un film ambientato dietro le quinte della cinematografia indiana, e celebrò la sua contrastata storia d'amore in/off screen con l'attrice Waheeda Rehman. Pur essendo un'ottima pellicola sotto ogni aspetto, Kaagaz Ke Phool non riuscì a convincere gli spettatori e fu il più doloroso e inaspettato insuccesso della sua carriera. Niente fu più lo stesso dopo il tonfo del film che tanto gli stava a cuore: demoralizzato e ferito nell'orgoglio, Dutt iniziò a farsi da parte e decise di non voler più lavorare come regista.


Lontano dalla macchina da presa, Guru Dutt continuò a recitare esclusivamente in film girati da altri, anche se alcuni avanzano l'ipotesi che dietro i lavori del suo collaboratore Abrar Alvi (tra cui il fantastico Sahib Bibi Aur Ghulam) si nasconda in realtà la mano onnipresente del maestro Dutt, troppo insicuro e demoralizzato per voler firmare nuovamente un film suo.

Vittima dell'alcolismo e dell'uso sregolato di psicofarmaci, Guru Dutt morì suicida nel 1964, all'alba di un suo incontro programmato con il collega Raj Kapoor e l'attrice Mala Sinha per discutere il film Bahren Phir Bhi Aayengi, del quale sarebbe dovuto essere protagonista e produttore.


FILMOGRAFIA DA REGISTA:

- KAAGAZ KE PHOOL (1959) leggi la recensione
- PYAASA (1957) leggi la recensione
- SAILAAB (1956)
- MR. & MRS. 55 (1955) leggi la recensione
- AAR PAAR (1954) leggi la recensione
- BAAZ (1953)
- JAAL (1952)
- BAAZI (1951)

Leggi maggiori informazioni nel post dedicato a Dutt attore: GURU DUTT COME ATTORE.

Tra i TESTI dedicati a Dutt segnalo:

- Guru Dutt, Trough light and shade, di Rashmi Doraiswamy, Wisdom Tree, New Delhi, 2008
- Ten Years with Guru Dutt – Abrar Alvi's Journey, di Darius Cooper, Seagull Books, 2005
- A life in cinema, di Nasreen Munni Kabir, Oxford University Press, 1997.

07 agosto 2009

ANURAG KASHYAP: INTERVISTA ESCLUSIVA

(English text at the bottom)

Anurag Kashyap, membro della giuria alla Mostra del Cinema di Venezia 2009, apprezzatissimo regista, sceneggiatore e produttore, ha cortesemente rilasciato una lunga intervista al nostro blog. 

Parte prima: Anurag Kashyap e il suo cinema.

1 - Lei ha collaborato alla sceneggiatura di Satya, un capolavoro della cinematografia hindi. Quali emozioni prova oggi nei riguardi di quel film?
Kashyap: Penso tuttora che sia stato il miglior prodotto che abbiamo realizzato (non è una pellicola solo mia). Dico sempre che Satya è stato una scuola di cinema per me.

2 - Lei ha diretto Black Friday e prodotto Aamir. Entrambi trattano di terrorismo. Pensa che il cinema possa scuotere l'opinione pubblica - soprattutto in India - e indurla a riflettere su questo argomento?
Kashyap: Non so se possa rendere le persone consapevoli oppure no. Influisce su alcuni spettatori. Mi auguro possa scuotere le coscienze; tristemente nulla lo fa. La gente è egoista, nel senso che tutti cercano di sopravvivere e considerano queste cose come se non potessero accadere a loro. Talvolta il compito del cinema, quando è attento ai problemi politici e sociali, è solo quello di reggere lo specchio e mostrarci ciò che avviene intorno a noi. Non può fare di più. Con l'eccezione di Black Friday e di Aamir, tutti i film che ho girato sono in larga parte personali.

3 - No smoking è fra le più sperimentali pellicole hindi mai realizzate. In alcuni aspetti ricorda il gusto per il grottesco di Fellini. Qual è l'importanza di No smoking per un regista non convenzionale come lei?
Kashyap: Mi è piaciuto moltissimo girare No smoking. Nel 2007 è stato presentato in prima mondiale al Festival di Roma. Era il più personale dei miei film, ed è quello che amo di più. Era la mia storia nel senso che riguardava la mia battaglia contro le autorità, la moralità e la censura. Gli indiani non lo hanno compreso, e questo mi ha deluso. Dopo qualche tempo, No smoking ha trovato una collocazione nelle scuole di cinema e ha incontrato il favore dei cinefili, ma la scena mainstream non lo ha ancora accettato. È stato bello dirigerlo, anche se, sfortunatamente, il suo insuccesso al botteghino impedì ad altri registi di realizzare i loro progetti e ridusse al silenzio le voci più originali.

4 - Perché ha scelto John Abraham per il ruolo principale? È vero che lei aveva contattato la superstar Shah Rukh Khan, prima di proporre la parte ad Abraham?
Kashyap: John è stato l'unico ad aver capito No smoking e l'unico a volerlo interpretare. SRK mostrò interesse, ma non era sicuro che il progetto valesse la pena.

5 - La colonna sonora di No smoking è di certo una delle migliori prodotte negli ultimi anni. Com'è stata l'esperienza di lavorare col compositore Vishal Bhardwaj? Il fatto che Bhardwaj sia anche regista ha facilitato la vostra collaborazione?
Kashyap: Vishal non è stato solo il compositore ma anche uno dei produttori. Ha reso possibile la realizzazione di No smoking. Vishal ha composto inoltre le colonne sonore di Satya e di Paanch, la prima pellicola che ho diretto. Il mio rapporto con lui è sempre stato quello del maestro e dell'irritante discepolo - ed io sono il discepolo. Io cerco di pressarlo, e Vishal  finge di irritarsi, ma lui ama essere messo sotto pressione. Vishal ha dimostrato di avere fiducia in me, più di molti altri. È davvero soddisfacente lavorare con lui perché, per i miei film, estrae sempre nuove sonorità dalla sua musica.

6 - Dev. D è affascinante, sostenuto da una sceneggiatura straordinariamente fresca. Sappiamo che l'idea è stata lanciata da Abhay Deol, ma cosa l'ha motivata a svilupparla in un lungometraggio?
Kashyap: Mi ha ispirato il fatto di essermi identificato col soggetto. Scrissi la sceneggiatura nel periodo in cui mi stavo separando, e divorziando. Ero depresso, bevevo, soffrivo di abuso di sostanze, e, durante le riprese, mi innamorai di Kalki, l'attrice che interpretava Chanda. Tutte le mie diverse, contraddittorie emozioni confluirono in Dev. D.

7 - Il lavoro più grosso è stato compiuto nella definizione dei personaggi. Non ha temuto di aver osato troppo?
Kashyap: È successo tutto in modo naturale. Non sapevo che avrei dovuto temere qualcosa. Forse per ingenuità, o per innocenza. Ho solo fatto ciò che sentivo. Mi è semplicemente venuto così.

8 - Molti di noi non hanno ancora visto Gulaal. Potrebbe per favore presentarci la pellicola?
Kashyap: Ho scritto Gulaal nel 2001, nel mio periodo più arrabbiato, quando tutti i miei film venivano rifiutati e Water bloccato. Avevo problemi enormi per il modo in cui il nostro governo gestiva la libertà di espressione, e per la situazione politica del Paese. Lasciai Bombay per il Rajasthan. Nel lettore portatile avevo un solo cd, la colonna sonora di Pyaasa, e continuavo ad ascoltarlo. Da ciò emerse Gulaal: una rappresentazione di ciò che l'India è diventata in confronto a come un'India libera fu immaginata dai poeti prima dell'indipendenza. (Temo che la mia traduzione sia imprecisa. Il testo originale: 'It is a take on what India has come to vis a vis how a free India was imagined by the poets, of the pre-independence').   

Parte seconda: Anurag Kashyap e l'Italia.

1 - Lei ha spesso dichiarato di amare il cinema italiano. Potrebbe dirci quali aspetti della nostra cinematografia l'hanno emozionata di più?
Kashyap: De Sica. Vittorio De Sica ha fatto di me un regista. Fu una retrospettiva delle sue pellicole, nel 1993, ad ispirarmi. Avevo vent'anni, e prima di compierne 23 avevo scritto la mia prima sceneggiatura, Satya. Allora ciò che maggiormente mi colpì fu il realismo. E il fatto che trovai gli italiani così simili a noi nel modo in cui gestivano la famiglia e la vita in generale. Più tardi scoprii Fellini e fu pura estasi. Il suo cinema mi mostrò che non esistevano confini o freni all'immaginazione e alla creazione artistica. Non importa se ciò che esprimo è imbarazzante, infantile, non intelligente o incoerente, fintanto che è la mia voce. Poi piano piano scoprii Antonioni, Rossellini, Rosi e molti altri. La scoperta continua con Il divo, Gomorra, La meglio gioventù, eccetera.

2 - Cosa pensa del cinema italiano contemporaneo?
Kashyap: Mi piace Sorrentino e mi piacciono i suoi film. Fra i nuovi registi italiani, è il migliore e la voce più potente. Mi è piaciuto molto anche Romanzo criminale di Michele Placido. L'ho visto al Tribeca. Sua figlia ha interpretato la pellicola (Barah Aana - nota di Cinema Hindi) scritta dal regista di Aamir. La meglio gioventù, Il passato è una terra straniera, Mio fratello è figlio unico, Giorni e nuvole, per citare alcuni dei film più recenti che ho molto apprezzato. Mi piacciono persino i gialli degli anni sessanta e settanta.

3 - Secondo lei cosa accomuna il cinema italiano e quello hindi?
Kashyap: I legami familiari e il modo in cui le figure femminili vengono rappresentate sullo schermo.

4 - No smoking è stato presentato in prima mondiale al Festival di Roma due anni fa. Le recensioni critiche furono tutte positive. Cosa ricorda di quell'esperienza?
Kashyap: Ho amato ogni momento. I miei ricordi di Roma per la proiezione sono gli unici bei ricordi riguardo a No smoking. Ero con mia figlia, e mi sono divertito moltissimo. Fu una settimana memorabile, e non dimenticherò mai la grande accoglienza del pubblico.

5 - Lei sarà membro della giuria alla Mostra del Cinema di Venezia 2009. Dev. D e Gulaal saranno presentati fuori concorso. Cosa prova alla prospettiva di partecipare così attivamente al festival?
Kashyap: Sono eccitato come un bambino, e talvolta cerco di frenare il mio entusiasmo. Il timore più grande è che tutti scoprano che in fondo sono un bambino, più un appassionato di cinema che un regista. Dev. D è un omaggio indiretto a Fatih Akin, la cui pellicola sarà proiettata al festival (ed io la vedrò prima di chiunque altro al mondo). Jacques Rivette, Tornatore. Così tanti registi, che in varie fasi della mia vita mi hanno ispirato, saranno a Venezia con i loro nuovi lavori. Io sarò come un bambino in un negozio di dolciumi. Sono felice e orgoglioso.

6 - Secondo lei perché il pubblico italiano dovrebbe guardare i film hindi? Qualche suggerimento?
Kashyap: Gli italiani dovrebbero guardare i film indiani perché si identificheranno in essi. Dovrebbero scoprire Bimal Roy e Guru Dutt.

7 - Ritiene che sia possibile sviluppare una seria collaborazione fra l'industria cinematografica indiana e quella italiana? 
Kashyap: Certo, e credo stia accadendo. Sonali Kulkarni ha interpretato film italiani (Fuoco su di me, diretto da Lamberto Lambertini - nota di Cinema Hindi). Un regista italiano sta girando una pellicola in India basata su un racconto indiano. Il nostro grande maestro Mani Kaul sta progettando un film su Rossellini. Dovrebbero esserci - e ci saranno - più collaborazioni.

Parte terza: Anurag Kashyap e il cinema indiano.

1 - Il cinema hindi sta attraversando una fase di profondo rinnovamento. Pur conservando alcuni aspetti tradizionali, trae ispirazione dal cinema occidentale ma soprattutto sperimenta nuove strade. Secondo lei:

a) questo processo di rinnovamento quando è iniziato?
Kashyap: È partito all'incirca con Bandit Queen. All'inizio fu un processo lento, ma negli ultimi tre anni si è trasformato in un movimento che conta molti nuovi registi estranei alle famiglie storiche dell'industria cinematografica hindi.

b) in quale direzione si sta avviando?
Kashyap: Dipende da quanto coraggio mostreremo nel correre i rischi che vanno assunti. Sembra che il processo si stia indirizzando verso un'era di reinvenzione e di introspezione, e stanno emergendo molte voci inedite. Ma difettiamo ancora nelle fasi di produzione e distribuzione a sostegno di questo nuovo cinema indiano.

c) quali tradizioni verranno abbandonate e quali nuovi aspetti saranno acquisiti?
Kashyap: Mi auguro che supereremo il divismo. Nel nuovo cinema indiano vedrete più elementi che riguardano il nostro Paese e la nostra politica, le nostre lotte quotidiane e il nostro modo di vivere. Spero che anche il cinema di evasione acquisirà rilevanza. Di sicuro non abbandoneremo la tradizione delle canzoni e delle danze, ma tutto il resto diventerà più significativo. Sta già iniziando ad essere più realistico. E mi auguro di realizzare i progetti che ho in mente.

d) quali sono i registi (a parte lei) coinvolti in questo rinnovamento?
Kashyap: Ci sono Vishal Bhardwaj, Aamir Khan, Rajkumar Hirani, Rakeysh Omprakash Mehra, Dibakar Banerjee, Nishikant Kamat, Navdeep Singh, Shimit Amin, Shriram Raghavan e molti altri.

e) dobbiamo aspettarci un'invasione del cinema in lingua hindi? Una nuova era in cui il cinema indiano dominerà il mondo rimpiazzando Hollywood?
Kashyap: Sì, l'ho sempre creduto. Il resto del mondo ha esaurito i soggetti e le storie da raccontare, mentre noi stiamo ancora esplorando.

2 - Potrebbe raccontarci qualcosa della sua collaborazione col grande regista Ram Gopal Varma?
Kashyap: Ho scritto tre film per lui: Satya, Kaun e Shool. Varma ha ispirato la nostra intera nuova generazione di registi. Ho imparato ciò che dovevo imparare lavorando alla sceneggiatura di Satya.

3 - Lei ha scritturato due attori di grande talento: Kay Kay Menon e Abhay Deol. Cosa può raccontarci di loro?
Kashyap: Sono le due star con cui ho lavorato. Mentre Kay Kay sceglie i ruoli più stimolanti, Abhay sceglie le pellicole più stimolanti. Ci sono molti altri grandi attori - non star - con cui ho regolarmente collaborato, come Aditya Srivastava, Vijay Maurya, Deepak Dobriyal, Mahi Gill (che vedrete sia in Dev D che in Gulaal) e Kalki Koechlin.

4 - Delhi-6, diretto da Rakeysh Omprakash Mehra, sarà il terzo lungometraggio hindi presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema. Cosa pensa del lavoro di Mehra? Alcuni hanno riscontrato delle similarità fra Aks e No smoking. Lei ha forse tratto ispirazione da Aks?
Kashyap: Non direi che Aks mi abbia influenzato, perchè in principio fui persino coinvolto in quel progetto. Comunque ho una grandissima opinione di Mehra, sia come regista che come persona, sia da un punto di vista sociale che intellettuale. Ho un'altissima considerazione dei suoi film, soprattutto di Delhi-6 che è il mio preferito.

5 - Aamir Khan è considerato una superstar hindi non convenzionale. Le piacerebbe lavorare con lui? E se sì, perché?
Kashyap: Ci tengo a lavorare con lui, e spero di riuscirci in Bombay velvet. Aamir è un uomo coraggioso che ha davvero cambiato la maniera in cui il pubblico indiano guarda al nostro cinema, e lo ha fatto semplicemente interpretando e sostenendo fino in fondo le sue pellicole.

6 - Guarda spesso film indiani non in lingua hindi? Se sì, potrebbe consigliarci dei titoli?
Kashyap: Sì, lo faccio quando ne vengo a conoscenza. Recentemente ho visto Subramaniapuram, un'ottima pellicola tamil, e molti film del nuovo cinema in lingua marathi, cinema che sta vivendo un periodo di grande rinascita.

7 - Ritiene che il cinema indiano non in lingua hindi possa provocare lo stesso impatto sul pubblico occidentale del cinema hindi?
Kashyap: Sì, se ottiene la stessa visibilità. A volte penso che il cinema non hindi abbia maggior potenzialità e maggior coraggio di quello hindi.

Ringrazio infinitamente Anurag Kashyap per la disponibilità ed affabilità. 
(Grazie ad Aline per l'idea e per la traduzione in inglese delle mie domande. Aline ha pubblicato l'intervista anche nel suo blog. Grazie a Diana).

Vedi anche:
- fotografie della Mostra del Cinema di Venezia 2009: clicca l'argomento FEST 2009 nella sezione Photo Gallery

25 luglio 2009

SANJAY LEELA BHANSALI

Ho pensato a lungo a come presentare questo straordinario regista, ai suoi meriti oggettivi, ai motivi che ne fanno un grande del cinema indiano.
Sanjay Leela Bhansali è nato il 24 febbraio 1965 a Mumbai. A 44 anni ha diretto 5 film, che hanno collezionato una valanga di premi: due prestigiosi National Film Awards, otto Filmfare Awards, sei Zee Cine Awards, sei Star Screen Awards, cinque IIFA Awards, quattro Bollywood Cine Awards e uno Stardust Award.
Le ragioni del suo successo non mancano.
Bhansali ha iniziato la sua carriera come assistente di Vidhu Vinod Chopra (Parinda, Mission Kashmir) ma presto si è reso indipendente dirigendo il suo primo film, Khamoshi: The Musical. Questo esordio non è un successo di pubblico ma ottiene il plauso della critica e, in esso, si intuiscono le potenzialità di Bhansali. Potenzialità che si esprimeranno pienamente nei suoi lavori successivi e che ne faranno il regista che è oggi. Bhansali si distingue, nel panorama del cinema indiano, anzi mondiale, per la raffinatezza delle sue immagini, la cura dei dettagli, la grandiosità e la ricchezza dei colori. Non c’è niente di casuale nelle sue inquadrature, ogni cono di luce, ogni passo di danza sono studiati perché un gesto diventi Arte. Bhansali mostra una fiducia totale nella forza della bellezza e confeziona pellicole la cui potenza visiva è universalmente riconosciuta. L’impatto estetico dei suoi film è impossibile da ignorare. Sanjay Leela Bhansali possiede sia i mezzi, le capacità tecniche, che l’idea, il genio. E’ un perfezionista ed un esteta, ma non solo. E’ un uomo che crede profondamente nel Cinema, la settima arte, e ad esso affida il suo messaggio.
Ci sono tante ragioni oggettive per apprezzare Sanjay Leela Bhansali, almeno quanti sono i meriti dei suoi film, ma nei suoi lavori c’è qualcosa che va al di là della maestria tecnica. Qualcosa di più difficile da spiegare perché ha una base irrazionale. Davanti alle sue opere si rimane ammaliati, sedotti, indifesi, commossi, conquistati per sempre da una bellezza che colma gli occhi e si insinua sotto la pelle ed ancora più profondamente.
Tutta quella bellezza, la perfezione di un padre sordo che danza con sua figlia, di una ragazza che corre verso un cancello che sta per essere chiuso, di un signore anziano accanto ad una giovane donna sotto una nevicata improvvisa, di due innamorati su un ponte sull’acqua, tutta quella bellezza è una promessa.

FILMOGRAFIA:

KHAMOSHI: THE MUSICAL


Del 1996, è la storia di una ragazza, Annie, interpretata da Manisha Koirala (Dil Se), i cui genitori sono entrambi sordomuti. Annie è costretta, a causa della menomazione del padre e della madre, ad assumersi le responsabilità di un’adulta rinunciando, inizialmente, a parte della propria infanzia e poi alla propria indipendenza, fino all’incontro con Raj (Salman Khan). Raj si innamorerà di lei cambiandole la vita. I genitori di Annie sono interpretati dalla brava Seema Biswas (Bhoot, Water) e dal grandissimo, da non perdere, Nana Patekar (Parinda, Shakti-The Power).
I soliti detrattori hanno insinuato che il regista si sia ispirato (abbia copiato) ad una pellicola tedesca, Jenseits der Stille (Al di là del silenzio), che è stata candidata agli Oscar nella sezione Miglior Film in Lingua Straniera e che tratta effettivamente del medesimo tema, ma che è stata distribuita anch’essa nel 1996.
Il mio giudizio: *** 3/5

HUM DIL DE CHUKE SANAM

Del 1999, è tratto dal romanzo Na Hanyate di Maitrevi Devi, pubblicato anche in Italia da Edizioni Biografiche con il titolo: Na hanyate. Ciò che non muore mai.
E’ ambientato nel Gujarat, nella regione del Thar Desert, un’area desertica che si estende a nord-ovest dell’India. Narra la storia d’amore tra un promettente studente di musica, Sameer (Salman Khan), e la figlia del suo maestro, Nandini (Aishwarya Rai). Amore contrastato dai genitori di Nandini che hanno già scelto per lei, come marito, Vanraj (Ajay Devgan). Il film, apprezzato da critica e pubblico, anche overseas, si è aggiudicato diversi premi. A parte il primo tempo, in cui si riconosce la mano di Bhansali, con un inizio omaggio alla splendida Aishwarya nella canzone Man Mohini, e con la notevole colonna sonora, che è valsa a Ismail Darbar il premio Best Music Direction ai National Film Awards del 2000, il film decisamente non è all’altezza di altri lavori. Noioso, antiquato nel tema e retorico nello sviluppo, persino poco curato soprattutto nel secondo tempo (difficile credere che la storia si svolga in Italia quando le riprese sono avvenute a Budapest), Hum Dil De Chuke Sanam sembra quasi un incidente di percorso.
Da vedere, in ogni caso, il numero di danza Nimbooda: chiunque, grandi e piccini, a Mumbai e non solo, saprà intonarvi ed accennare qualche passo di questa famosissima canzone.
Il mio giudizio: ** 2/5

DEVDAS

Devdas è un classico della letteratura indiana. Scritto nel 1901 da Sharat Chandra Chattopadhyay, narra le vicende di Devdas, figlio di una ricca famiglia di bramini, e di Paro, di casta più modesta: vicini di casa, amici d’infanzia, teneri ed appassionati innamorati. Devdas ha subito molti adattamenti cinematografici, tra cui uno, apprezzatissimo, del 1955, interpretato da Dilip Kumar. Quando uscì la versione di Sanjay Leela Bhansali si trattò del film più costoso, fino a quel momento, della storia del cinema indiano. Presentato al Festival del Cinema di Cannes nel 2002, oltre ad aver vinto numerosissimi premi, ha rappresentato l’India agli Oscar losangelini, ed ha ottenuto un grande successo di pubblico. Dipinto nei toni caldi del rosso, Devdas di Bhansali è un capolavoro. Eccezionale nella realizzazione, ogni fotogramma di questo film clamoroso è un’opera d’arte. Appassionato, malinconico, sensibile, straziante, la bellezza di questo Devdas lascia senza parole ed è impossibile da descrivere. Lo sviluppo della storia è perfetto, le interpretazioni dei tre protagonisti Shahrukh Khan, Aishwarya Rai e Madhuri Dixit sono magistrali.
Shahrukh Khan è Devdas, Aishwarya Rai è Paro, Madhuri Dixit è Chandramukhi: nessuno potrà più immaginare i volti di questi tre personaggi diversi da quelli dei tre magnifici attori che li hanno impersonati per Bhansali.
Notevole la colonna sonora: da Bairi Piya a Maar Dala e Dola Re Dola, per citare solo alcune delle celeberrime canzoni in cui la bravura di Aishwarya Rai e Madhuri Dixit è esaltata a livelli altissimi.
DA VEDERE e rivedere, rivedere, rivedere e rivedere.
Il mio giudizio: ***** 5/5

BLACK

Del 2005, Black è ispirato a The Miracle Worker (Anna dei Miracoli), un film del 1962 di Arthur Penn, adattamento cinematografico dell’autobiografia del 1903 di Hellen Keller, The Story of my life. In The Miracle Worker si racconta di una bambina sordomuta e cieca dalla nascita, chiusa in un isolamento obbligato, che ritorna alla vita grazie all’intervento di un'insegnante, illuminata e caparbia, che trova la chiave d’accesso al mondo della piccola. Bhansali riprende la stessa storia ma da un punto di vista diverso: Michelle McNally, Rani Mukerji (Hum Tum, Laaga Chunari Mein Daag) in un’indimenticabile prova d'attrice, è adulta e il suo ex insegnante, un uomo, Debraj Sahai, interpretato da Amitabh Bachchan (tutti in piedi, per favore), è invecchiato e soffre di Alzheimer. La loro relazione è raccontata in un alternarsi di scene al presente e flashback.
Black, oltre agli altri numerosi premi, ha vinto il Best Feature Film in Hindi Award alla cinquantatreesima edizione dei National Film Awards, e si è aggiudicato undici Filmfare Awards battendo il record precedente di dieci, ottenuto da Devdas e da Dilwale Dulhania Le Jayenge. Il Time Magazine ha inserito Black nella lista dei 10 migliori film del 2005.
Black, il cui colore è ovviamente l'assenza di luce, il nero e il grigio, è un'altra pellicola eccezionale, piena di piccole scene che sono delle perle, pura poesia in immagine. Tutto il cast, tecnico ed artistico, è da applausi. Ayesha Kapur, la piccola Michelle, è impressionante, Dhritiman Chaterji, Shernaz Patel e Nandana Sen, i genitori e la sorella di Michelle, sono bravissimi. Amitabh Bachchan immenso.
DA VEDERE e rivedere, rivedere, rivedere e rivedere.
Il mio giudizio: ***** 5/5

SAAWARIYA

Del 2007, Saawariya è il più controverso dei film di Bhansali e quello che ha avuto meno successo. E' considerato praticamente un flop, noioso, artificioso e poco coinvolgente. Si sono salvati dalle critiche solo i due protagonisti al loro esordio: Ranbir Kapoor, figlio di Rishi Kapoor e Neetu Singh (scusate se è poco) e la splendida Sonam Kapoor, figlia di Anil Kapoor (tanto per non essere da meno).
Saawariya è ispirato a Le Notti Bianche di Fedor Dostoevskij ed è per me il film più maturo del grande regista. La storia prende vita di notte, nei vicoli di una città sull'acqua. Le scenografie si tingono di blu. Le pagine del libro diventano immagini. Sanjay Leela Bhansali sa rappresentare uno stato d'animo, la fuggevolezza di un pensiero, gesti che di giorno sono inconsistenti ma di notte diventano ossessione. Restituisce Dostoevskij come nessuno avrebbe mai potuto immaginare, dando forma ad una riflessione, catturando sulla pellicola un'idea.
Ottime le partecipazioni di Rani Mukerji e Salman Khan. Una menzione speciale per l'irresistibile Zohra Segal (Neecha Nagar, The Courtesans of Bombay). Belle le musiche la cui direzione è affidata a Mothy Sharma e allo stesso Sanjay Leela Bhansali. Coprodotto dalla Sony Picture Entertainment, il dvd di Saawariya è disponibile anche in Italia, in lingua originale con i sottotitoli in italiano.
DA VEDERE.
il mio giudizio: ***** 5/5

Nel 2010 Guzaarish è un passo falso per Bhansali
Ecco la mia recensione qui.

Nel 2013 esce Goliyon Ki Raasleela Ram-Leela, rivisitazione del Maestro di Romeo e Giulietta, interpretato da Ranveer Singh e Deepika Padukone, che non convince fino in fondo.

Nel 2015 esce Bajirao Mastani, meraviglioso film con Deepika Padukone, Priyanka Chopra e Ranveer Singh, che narra le vicende di Bajirao I,  in cui Sanjay Leela Bhansali torna allo splendore delle sue migliori pellicole.

CURIOSITA'

- Sanjay Leela Bhansali ha dedicato tutti i suoi film al padre deceduto.

- Nel 2008, al Festival del Cinema dei Due Mondi di Spoleto è stata presentata una retrospettiva dedicata al grande regista. Sanjay Leela Bhansali è intervenuto all'evento. (Qui l'area del sito del Festival dedicata a Bhansali).

- L'ultimo film  di Sanjay Leela Bhansali è Guzaarish, con Hrithik Roshan e Aishwarya Rai.

Il sito ufficiale di Sanjay Leela Bhansali

23 aprile 2009

YASH CHOPRA




Produttore e regista divenuto ormai un’istituzione, fondatore della Yash Raj, la prima casa di produzione in India, organizzatore e supervisore che può vantare una carriera di oltre 50 anni. Un biglietto da visita che ha in sé dell’incredibile. Se aggiungiamo che ha assistito ad ogni passo suo figlio Aditya nella realizzazione del più grande blockbuster della storia del cinema, Dilwale Dulhania Le Jayenge, le cose si complicano ancora di più.
 
Al di là di ogni merito o critica, Yash Chopra è principalmente un grande personaggio. Nel corso di una carriera stabile e longeva ha introdotto nuovi canoni mettendo in comunicazione l’India con l’occidente e riuscendo a fondere il tradizionalismo più retorico con il sogno, la dinamicità e l’immaginazione. Da subito risulta ben chiaro che a Yash non piacciono le mezze misure: tutto viene portato agli estremi. Il suo modo di fare cinema può piacere o meno ma non si può non riconoscere che i suoi prodotti   siano dei sempreverdi, o, come vuole il motto della casa di produzione, Films Forever. 
 
Dopo essere stato per alcuni anni aiuto-regista a fianco del fratello Baldev Raj, Yash inizia la sua carriera girando il primo film,  Dhool Ka Phool, nel 1959.    Qualche anno dopo vede materializzarsi il sogno di una sua casa di produzione, inaugurata con l’uscita di Daag, con Sharmila Tagore, Rakhee Gulzar e Rajesh Khanna, seguito poi nel 1975 dal famosissimo film d’azione Deewaar, interpretato da un indimenticabile Amitabh Bachachan.   La Yash Raj, incentrata sulla sua personalità tuttofare e potenziata da altri giovani talenti, inizia ad imporsi in maniera definitiva  grazie ad alcuni grandi successi commerciali, e diventa rapidamente l’azienda di punta nel panorama di Mumbai.
 

MULTI-STARRER MOVIES
 
Da subito Yash Chopra dimostra di non sapersi accontentare nemmeno nella scelta del cast    (perché selezionare un solo protagonista quando se ne possono avere per lo meno quattro?), ed ecco che con lui nascono i cosiddetti multi-starrer movies, cioè film in cui anche cinque-sei attori famosissimi vengono scritturati per lo stesso titolo in ruoli diversi ma, spesso, ugualmente importanti. Il primo della lista è stato Waqt, girato nel 1965, ma uno dei più celebri è forse il triste Kabhi Kabhie, dramma familiare che coinvolge due generazioni e scomoda una quantità notevole di attori d’eccellenza: Amitabh Bachchan, Rakhee Gulzar, Shashi Kapoor, Neetu Singh e Rishi Kapoor.


PAESAGGI DA SOGNO E DIE HARD ROMANCE

Nei film di Yash c’è sempre di tutto: brani musicali curati, sentimenti estremi, trame che si intrecciano e si strecciano continuamente, dramma, melodramma, giochi di citazioni, sogni, bellezza e romance.
La natura assume un ruolo importantissimo nella rappresentazione dei brani musicali, dalle cime innevate della Svizzera in Daar e Chandni, ai campi di tulipani di    Silsila, dagli incantati   tramonti rajastani di Lamhe, ai prati in fiore di Veer Zaara. Saree trasparenti accarezzati dal vento, languidi sguardi e indimenticabili abbracci: la celebrazione del romanticismo più puro è un principio intoccabile. 
Quando per motivi politici in Kashmir divenne difficile poter effettuare le riprese, Yash Chopra pensò di trasferirsi in Svizzera con tutto il suo team: il paesaggio alpino ricordava l’Himalaya, e i prati in fiore, le baite e i ruscelli creavano una cornice ideale per sequenze oniriche e love songs. Il sogno ad occhi aperti di Rishi Kapoor in Chandni, in cui immagina Sridevi ballare a piedi nudi sull'erba, ha scatenato un vero fenomeno di costume: da quel momento in poi tornare e ri-tornare in Svizzera fu inevitabile. Chi non conosce il cinema indiano difficilmente potrà capire come una sequenza di pochi minuti riesca ad imporsi in maniera indelebile nel cuore della gente; per valutare l’entità del fenomeno basti pensare che il lago inquadrato nelle scene oggi è stato ribattezzato Yash Chopra Lake, ed è diventato un'importante meta turistica per famiglie indiane in viaggio in Europa. Quando nel 2007, durante la presentazione dei Filmfare Awards, ben sedici anni dopo l'uscita del film, Sridevi tornò ad indossare l’abito bianco luccicante di Chandni, quasi nessuno la notte riuscì a chiudere occhio, e il mattino seguente i giornali non parlarono d’altro. 
Ma in realtà la Svizzera era stata già notata da qualcun altro prima di Chopra. Raj Kapoor l’aveva scelta insieme alla Francia e all’Italia (sì, ci siamo anche noi...) per girare le riprese del suo ambizioso film Sangam nel 1964. Anticipatore fino ai limiti della preveggenza e sempre pronto a sperimentare, Kapoor è stato   per tutti fonte d’ispirazione. Impossibile non ritrovare un pizzico di Raj Kapoor anche nelle visioni celestiali contenute nei classici di Yash.
 
Per il suo contributo allo sviluppo del turismo indiano nell’overland bernese, Yash Chopra ha addirittura ricevuto la cittadinanza onoraria; immortalata in scene di sublime bellezza, la Svizzera rappresenta il paradiso ideale e la natura perfetta, un’oasi di silenzio e colore che tutti gli indiani sognano, almeno una volta nella vita, di visitare.

COME CREARE PERSONAGGI MEMORABILI

Con Deewaar e Kaala Patthar Yash Chopra regala ad Amitabh Bachchan due film che definiranno per sempre uno dei suoi personaggi più famosi: Vijay, l’uomo inquieto e coraggioso, più tardi riconosciuto e celebrato con il titolo di “angry young man”. La superba presenza di Bachchan ha sicuramente garantito ai due titoli una riuscita impeccabile, ma il merito di Yash è stato saper individuare ciò che serve all’attore per dare libero sfogo al proprio talento, esplorando a fondo le sue potenzialità, sorprendendo il pubblico e... perché no? scatenando una nuova moda. 
Il regista ha saputo riconoscere in anticipo i talenti destinati a diventare future star,  valorizzando al massimo le doti artistiche ed estetiche dei suoi attori. Sridevi è divenuta grazie a Chandni e a Lamhe un autentico sex symbol, e Shahrukh Khan ha ottenuto molti dei suoi più grandi successi lavorando per la Yash Raj.
 
Rekha in Silsila  ha avuto per le mani un personaggio formidabile che ha fissato in lei l’immagine dell’amante per eccellenza, la donna misteriosa e conturbante, bella come una statua  ma irrimediabilmente sfortunata. Il film negli anni ’80 ripropose sul grande schermo il chiacchierato love triangle Jaya-Amitabh-Rekha, i primi due marito e moglie nel film e nella vita reale, la terza  avvenente da far paura, seria minaccia per la stabilità della coppia. Creando uno strano contrasto finzione-gossip-presunta realtà, Silsila ha spiazzato e incuriosito intere folle di spettatori, lasciando loro addosso più di un dubbio su quali siano stati veramente i limiti del film. Dove si ferma la realtà, dove inizia la finzione?

TIRANDO LE SOMME…

I film di Yash Chopra possono essere pesanti, ripetitivi, prevedibili, ridondanti, noiosi, ma la verità è che non si  può fare a meno di conoscerli perché tutto ciò che ritroviamo oggi nel cinema indiano deriva  un po’ anche dal lavoro di Yash. Da sottolineare che l’affermato  regista   Karan Johar si è ispirato alle pellicole di Chopra  per la loro classicità,   completezza e perfezione estetica, riadattando la formula del multi-starrer movie ad una nuova sensibilità moderna.

Il regista è scomparso all'improvviso il 21 ottobre 2012 dopo aver contratto l'infezione dengue,  pochi giorni prima dell'uscita nelle sale del suo ultimo lavoro Jab Tak Hai Jaan.
Tra i miei preferiti: Deewaar, Darr, Chandni, Dil to Pagal Hai, Kaala Patthar, Silsila, Lamhe, Kabhie Kabhie.
Tra i dimenticabili: Daag, Parampara, Joshila.

Qualche brutta abitudine di Yash Chopra:
- Forzare più del necessario alcune scene (gran parte del processo di Veer Zaara ne è un esempio calzante) così come alcuni colpi di sonno improvvisi o dialoghi che scivolano nel patetico (vedi i drammoni sul genere di Daag).
- Affiancare ad alcuni bei titoli    la consueta tagline:   una frase  in inglese semplice e vaga, che  appesantisce e risulta una parentesi esplicativa non necessaria. Alcuni esempi: Daag - poem of love; Darr – violent love story; Veer Zaara – a love legend; Kabhi Kabhie – love is life; Lamhe – moments of passion, ecstasy and love; Silsila – love is faith and faith is forever; Dil to Pagal Hai – someone, somewhere is made for you.


Lista completa dei film da lui girati o prodotti: clicca qui.
Visita il SITO UFFICIALE della casa di produzione Yash Raj per curiosare fra titoli, trailers e gallerie fotografiche.

02 gennaio 2009

RAM GOPAL VARMA


(Testo aggiornato il 31 marzo 2021)

Ram Gopal Varma, noto anche con l'acronimo RGV, è attualmente il regista più prolifico e innovativo del cinema hindi e forse dell'intero subcontinente.
Il più prolifico considerando che ha scritto e/o diretto e/o prodotto un numero di pellicole davvero impressionante, persino per un'industria come quella indiana nella quale le filmografie sterminate sono caratteristica comune.
Il più innovativo perché, malgrado il ribollente calderone hindi sforni talenti a ritmo serrato, Varma è il solo a vantare un equilibrio stupefacente fra cinema d'intrattenimento e d'autore.

Doti tecniche in quantità industriali, gusto per la sperimentazione, virtuosismo cinematico, inquadrature ardite, scorribande in generi ed estetiche da B-movie, intelligenza, arguzia, spiccato senso dell'umorismo, indipendenza, notevole impatto commerciale: questo il ricchissimo curriculum. Lontano anni luce dal patetismo e dalla retorica, il vulcanico regista accantona con disinvoltura quasi suicida le forme e i contenuti bollywoodiani - la sacralità della famiglia, il maschilismo, i proclami didascalici, il rigore etico e moralista -, per affrontare impavido temi ostici al cinema popolare e realizzare pellicole decisamente disorientanti per il pubblico indiano.
Nei suoi film i ruoli femminili di rado si limitano alla mera tappezzeria, malgrado RGV sia famoso per le item song (*) molto sensuali. Affida spesso a donne la responsabilità del personaggio principale, ma, anche quando riserva loro un ruolo comprimario, questo è sempre ben caratterizzato e psicologicamente definito. Pressoché assente il gusto per le località straniere e/o per gli ambienti di classe sociale elevata: Varma predilige il realismo e l'ambientazione urbana (in particolare Mumbai).

Impossibile non rimanere catturati dalla potenza delle sue visioni: lo spettatore, dimentico di se stesso e delle proprie opinioni, si abbandona in stato di trance al regista, e viene indotto a vedere quello che RGV vuole che il pubblico veda e a provare quello che RGV vuole che il pubblico provi. Un'esperienza vissuta in parallelo anche dal cast: non solo le più talentuose star bollywoodiane offrono il meglio nelle pellicole di Varma, ma anche gli attori poco dotati, affidandosi a questo sapiente creatore di storie e di personaggi, si trasfigurano e regalano interpretazioni convincenti. Il potere di RGV su spettatori e attori è illimitato. Da qui la sua indiscutibile unicità.
Ram Gopal Varma in India è sinonimo di scompiglio: ad ogni première la critica si divide, il pubblico protesta scandalizzato, i media fibrillano. Ma i suoi devotissimi fan - una moltitudine oceanica - semplicemente lo adorano.

(*) Item song o item number: numero coreografico interpretato da un'attrice famosa - o talvolta da un attore - che può anche non essere parte del cast.

Da sinistra: Mani Ratnam, RGV, A.R. Rahman


BIOGRAFIA (fonte Wikipedia)

Ram Gopal Varma nasce a Hyderabad il 7 aprile 1962. Inizia la carriera nella cinematografia in lingua telugu, di cui Hyderabad - capitale dello Stato dell'Andhra Pradesh - è il centro di produzione. Nel 1989, a soli 27 anni, debutta con Shiva, interpretato dalla superstar Nagarjuna. Un successo clamoroso, che inaugura, nella filmografia di Varma, uno dei filoni più amati dal regista: il gangster movie
Nel 1992 scrittura per Antham la diciottenne Urmila Matondkar, attrice-simbolo del suo cinema. Urmila interpreterà molte pellicole di RGV, ed intreccerà con lui una relazione personale che durerà alcuni anni. Nella versione hindi di Antham, intitolata Drohi, l'assistente alla regia è il futuro regista Madhur Bhandarkar.
Nel 1993 parte la collaborazione con un grande del cinema in lingua tamil, il regista Mani Ratnam. Insieme scrivono la sceneggiatura di Gaayam, diretto da RGV e ispirato a Il padrino, e di Thiruda Thiruda, diretto da Ratnam. A questo punto viene fondata la Varma Corporation Limited (che si trasformerà nella celebre Factory) che produce diversi film telugu.

Nel 1995 il regista è pronto per l'ingresso trionfale a Bollywood, anche se in precedenza aveva già girato versioni hindi di alcuni suoi lavori telugu. Rangeela è una scoppiettante commedia interpretata da Urmila e da Aamir Khan. La colonna sonora è firmata dal leggendario compositore tamil A.R. Rahman, qui al suo esordio nel cinema hindi. Successo stellare. RGV è il primo regista proveniente dal sud dell'India a creare così tanto clamore a Mumbai.
Nel 1998 il capolavoro, Satya, che non solo crea un sottogenere, il Mumbai noir, ma rivoluziona la cinematografia hindi dalle fondamenta. Realistico, urbano, profondo, emotivo, poco coreografato, con volti nuovi rubati al teatro. Debutto del futuro regista Anurag Kashyap che collabora alla sceneggiatura. La pellicola miete premi in abbondanza - fra cui il National Award per Manoj Bajpai -, e segna il punto più fulgido nella carriera di Varma.
Col regista Shekhar Kapur, fonda la casa di produzione India Talkies. Il primo progetto: Dil Se, diretto da Mani Ratnam, al suo esordio nel cinema hindi, e interpretato da Shah Rukh Khan. Dil Se purtroppo non incontra il favore del pubblico, e l'India Talkies avrà vita breve. 

Nel 2002 l'ennesimo centro con Company, con Ajay Devgan, ispirato alla figura del gangster Dawood Ibrahim. Il film unisce pubblico e critica in un plauso unanime.
Nel 2003 è la volta di Bhoot, sorprendente horror interpretato da Urmila. Nel 2004 Varma gira Naach, favorevolmente accolto dalla critica ma non dal pubblico. Produce Ek Hasina Thi, esordio del regista Sriram Raghavan, e Ab Tak Chhappan, diretto da Shimit Amin al suo debutto.
L'anno successivo realizza lo splendido Sarkar, che segna l'inizio della proficua collaborazione con Amitabh Bachchan. La superstar interpreterà Darna Zaroori Hai (2006), Nishabd (2007), Aag (2007), Sarkar Raj (2008), Rann (2010), Department (2012) e Sarkar 3 (2017). Nel 2006 Shiva, prequel dell'omonima pellicola del 1989, è il primo di una serie di film piuttosto sfortunati, male accolti dal pubblico e non sempre applauditi dalla critica.

Amitabh Bachchan e RGV: set di Rann

FILMOGRAFIA SELEZIONATA

* Rangeela (1995), con Urmila Matondkar, Aamir Khan e Jackie Shroff. Prima pellicola di RGV interamente progettata in hindi. Esordio a Bollywood di A.R. Rahman, in prestito dal cinema in lingua tamil. Rangeela è forse il film più commerciale di Varma, anche se non mancano gli aspetti inediti e i virtuosismi tecnici:
- il ruolo principale è un personaggio femminile, evento piuttosto raro nel cinema popolare hindi;
- i numeri danzati, tecnicamente curatissimi, puntano più sulle idee coreografiche e sull'abilità innegabile di Urmila che non sulla quantità dei danzatori, sullo sfoggio di costumi diversi e sulle località esotiche;
- la storia d'amore rifugge dal consueto canone sdolcinato e sentimentalistico;
- l'ambientazione urbana (molte le riprese in esterni a Mumbai) e lo sguardo ironico sul mondo del cinema (il personaggio di Urmila è un'aspirante ballerina) sono alcune delle caratteristiche tipiche della produzione di RGV.
Giudizio: *****

* Satya (1998), con Urmila Matondkar, Manoj Bajpai e J.D. Chakrawarthy. Il capolavoro, adorato dai fan ed esaltato dalla critica. Il personaggio di Bhiku, interpretato da Bajpai, è, nella galleria dei ruoli proposti dal regista, il più amato dal pubblico. Impossibile avvicinarsi alla cinematografia popolare hindi e prescindere da questo film. Epocale. Introspettivo. Umano. Trailer
Giudizio: *****

* Mast (1999), con Urmila Matondkar e Aftab Shivdasani al suo debutto da attore adulto. Commedia bollywoodiana meno frizzante di Rangeela e più favolistica. Alcune scene sono state girate nel Tirolo italiano.
Giudizio: *** ½

* Company (2002), con Ajay Devgan, Vivek Oberoi, Manisha Koirala e la superstar del cinema in lingua malayalam Mohanlal. Nuovo capolavoro, secondo alcuni persino superiore a Satya. Critica e pubblico in ginocchio. Applauditissimo esordio del giovane Oberoi. Devgan in stato di grazia. Raro esempio, nella vasta produzione di RGV, di sequenze ambientate in località straniere. Trailer
Giudizio: *****

* Bhoot (2003), con Urmila Matondkar e Ajay Devgan. Forse il primo horror bollywoodiano di buona fattura. Personaggio femminile al centro della storia. Ottima interpretazione di Urmila. Trailer
Giudizio: ****

* Naach (2004), con Antara Mali e Abhishek Bachchan. Insolito film dedicato alla danza. Coreografie stellari, molto tecniche, differenti da tutto quanto visto prima - e anche dopo - nel panorama hindi. Nuova incursione nel mondo del cinema di Mumbai. Forte personaggio femminile. Apprezzato solo dalla critica.
Giudizio: ****

* Sarkar (2005), con Amitabh Bachchan, Abhishek Bachchan e Kay Kay Menon. Clamoroso successo. Ispirato al romanzo Il padrino, di cui Varma è un grandissimo fan. Il ruolo di Amitabh è ciclopico. Potenza pura. Abhishek in una delle sue interpretazioni più convincenti. Ammirarli insieme sullo schermo è un'esperienza unica. Trailer
Giudizio: *****

* Shiva (2006), con Mohit Alawat e Nisha Kothari. Pellicola osteggiata da critica e pubblico. Crime movie dal ritmo serratissimo. Ottimo mix di dettagli registici da manuale e ruoli minori imperdibili. Nitido esempio del proverbiale senso dell'umorismo di RGV. Trailer
Giudizio: ****

* Darna Zaroori Hai (2006), film horror a episodi prodotto da Varma, che firma la regia del capitolo interpretato gratuitamente da Amitabh Bachchan. Girato in un solo giorno, è un gioiellino classico. Del tutto privo di effetti speciali e di colpi di scena, la tensione horror si fonda unicamente sulla performance magistrale di Amitabh e sulla competenza registica di RGV.
Giudizio (episodio diretto da Varma): ****

* Nishabd (2007), con Amitabh Bachchan e Jiah Khan. Superba e delicata pellicola psicologica ispirata a Lolita. Il personaggio femminile ha 18 anni. Il protagonista maschile è un uomo comune, 60 anni, sposato con figli, nessun prurito pedofilo. Del tutto inaspettatamente, i due si innamorano. Film contestatissimo. A Bollywood è pratica comune affiancare attrici ragazzine ad attempate star cinquantenni (e oltre) ringiovanite dalla trama. In Nishabd un inedito aspetto realistico: il grande Amitabh, in una delle sue migliori interpretazioni, è anagraficamente se stesso. Il pubblico indiano, in modo ipocrita, gli volta le spalle. Trailer
Giudizio: *****

* Aag (2007), con Ajay Devgan, Prashant Raj Sachdev, Mohanlal e Amitabh Bachchan. Uno dei flop più clamorosi nella storia del cinema hindi. Remake urbano e contemporaneo dell'intoccabile classico Sholay, la pellicola indiana di maggior successo. Fustigato senza pietà da critica e pubblico. Film geniale, innovativo, delirante, ottimamente diretto e interpretato. Trailer
Giudizio: *****

* Darling (2007), con Fardeen Khan ed Esha Deol. Horror imperniato sull'infedeltà coniugale con finale a sorpresa che ha sconcertato (e offeso) gli spettatori. Regia meno accurata del solito, ma livello sempre superiore alla media. Trailer
Giudizio: *** ½

* Sarkar Raj (2008), con Amitabh Bachchan, Abhishek Bachchan ed Aishwarya Rai. Sequel del fortunatissimo Sarkar, rispetto a quest'ultimo di poco inferiore narrativamente e tecnicamente. L'esito inaspettato della storia ha lasciato il pubblico senza parole. Trailer
Giudizio: ****

* Phoonk (2008), con Sudeep, superstar del cinema in lingua kannada, e con Ahsaas Channa. Insolito horror che ha ottenuto un discreto successo al botteghino. Sullo sfondo ateismo e superstizione, possessione, magia nera. In primo piano il dolore devastante di un genitore. Sudeep è superbo. Trailer
Giudizio: *** ½

* Rann (2010), con Amitabh Bachchan, Sudeep, Paresh Rawal e Riteish Deshmukh. Pellicola di denuncia,  girata come un tesissimo thriller, che punta il dito contro la gestione criminale dei media. Sudeep non delude. Bachchan offre uno splendido monologo, il più lungo della sua carriera. Ma è Riteish a sorprendere in un ruolo finalmente drammatico. Trailer
Giudizio: ****

* Rakht Charitra I e II (2010), con Vivek Oberoi, Sudeep e Suriya, superstar del cinema tamil. L'agonia dell'innocenza. Brutale e primitivo. Alterna realismo e splatter, sequenze di grande cinema e fastidiosi espedienti narrativi. Ottima interpretazione di Vivek. Trailer
Giudizio: *** ½

* Not a love story (2011), con Mahie Gill e Deepak Dobriyal. Ispirato ad un fatto di cronaca nera realmente accaduto, racconta un amore tossico e un efferato omicidio commesso con raggelante indifferenza. La regia brusca e scabra di Varma non lascia spazio al rimorso o alla pietà. Trailer
Giudizio: *** ½


LA FACTORY (grazie a Vijay per le informazioni)

Ram Gopal Varma è il riconosciuto motore trainante dell'innovazione bollywoodiana, non solo attraverso l'attività di regista, ma anche grazie al ruolo di produttore di film altrui. Ciò moltiplica l'impatto del suo genio sul cinema hindi contemporaneo.
La Factory è forse la più famosa fra le compagnie di produzione da lui fondate. Operante dal 2003 all'agosto 2007 (ultima distribuzione Aag), era originariamente locata presso gli uffici della K Sera Sera, la società che ha coprodotto in partnership molte delle pellicole di Varma, ma che sembra gli abbia anche procurato grosse perdite finanziarie. Per questo motivo il regista chiude la Factory, o meglio, la trasforma più volte: oggi si chiama Company. Ma i suoi fan continuano a prediligere il vecchio marchio, ad attribuirgli anche le produzioni successive e, in sostanza, a definire con questo termine l'intera attività (presente, passata e futura) perseguita da RGV di sostegno finanziario e logistico a nuovi talenti. Qualunque film prodotto dal regista è unanimemente considerato parto di questo concetto allargato di Factory. Molte le donne coinvolte, anche con incarichi di grande rilievo: produttori esecutivi, direttori artistici ed assistenti alla regia. Molti i registi, sceneggiatori e tecnici che hanno esordito grazie alla Factory.
Varma ne è il cuore e il cervello (oltre che il finanziatore), ma è come se la Factory appartenesse a tutti coloro che, in un modo o nell'altro, hanno usufruito - e continuano ad usufruire - dei vantaggi da essa elargiti.

AGGIORNAMENTI

Per recensioni, notizie, aggiornamenti, trailer e locandine, consultare l'argomento R RAM GOPAL VARMA nelle varie sezioni del blog. In particolare:
Company su Rai Movie, 24 luglio 2013

CURIOSITÀ

* Nel sito del Corriere della Sera, in data 17 dicembre 2008 e a più di due settimane dall'accaduto, compare la notizia della visita di Varma all'albergo Taj Mahal Palace all'indomani dei tristemente famosi attentati terroristici a Mumbai di fine novembre 2008 (il sopralluogo del regista aveva suscitato grandi polemiche in India e provocato le dimissioni del Primo Ministro dello Stato del Maharashtra, di cui Mumbai è la capitale). Nell'articolo, corredato da una foto di RGV, l'attore Riteish Deshmukh viene presentato come 'figlio del regista'. In realtà il padre di Riteish è proprio l'ex Primo Ministro. Anche sulla copia cartacea del Corriere viene riportato l'errore, rettificato in un altro punto della stessa pagina.

GOSSIP&VELENI

* Alcuni sostengono che Varma sia il regista-ombra di molti dei film da lui prodotti. Se così fosse, verrebbe da chiedersi quando dorma...